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Enrico Pagano: "Sindbad sintesi suggestiva di linguaggi"

Suoni contemporanei e melodie della tradizione popolare, una peregrinazione in mare che diventa parabola sul fenomeno antichissimo e moderno della migrazione che vuole essere un ponte tra Occidente e Oriente. È ancorato all'attualità tragica della cronaca il debutto del giovane direttore d'orchestra Enrico Saverio Pagano in ''L'ultimo viaggio di Sindbad'' di Silvia Colasanti su libretto di Fabrizio Sinisi liberamente ispirato a testi di Erri De Luca e la regia di Luca Micheletti, che va in scena in prima assoluta il 16 novembre al Teatro Nazionale di Roma, con il baritono Roberto Frontali nel ruolo del protagonista. ''Il pubblico sentirà nel linguaggio della compositrice la sintesi tra le conquiste e le sperimentazioni musicali del '900, con molti effetti, e l’immediatezza estetica di una scrittura che consente ai non addetti ai lavori di cogliere il messaggio anche drammaturgico. Accanto a effetti prettamente della musica contemporanea ci sono momenti di distensione come nella ninna nanna della madre al figlio nato morto o il canto dell’uomo del mare con strumenti popolari nordafricani. Questa molteplicità di linguaggi, la coesistenza di elementi molto diversi rende l’opera estremamente suggestiva''. Non è rischioso debuttare con la composizione contemporanea commissionata dalla fondazione musicale della capitale? ''Lo è senz' altro rispetto alla sicurezza dei titoli di repertorio ma è importante anche dal punto di vista artistico proporre qualcosa di nuovo. Nessuno fino a tre o quattro giorni fa aveva ascoltato quest' opera, noi la stiamo scoprendo ora. Le difficoltà dei titoli classici si conoscono, qui le affrontiamo e dobbiamo superarle sul momento. È fondamentale comunque che i teatri, come è sempre avvenuto, continuino a guardare a nuova musica e nuove opere e a commissionare lavori bellissimi come questo senza limitarsi a riproporre i capolavori del passato''. Enrico Saverio Pagano, classe 1995, ha fondato a 19 anni l’Orchestra Canova con la quale è in residenza artistica all'Istituzione Universitaria dei Concerti. Che cosa rappresenta questa sua prima volta sul palcoscenico della capitale? ''Una fase di passaggio cominciata da un paio d'anni, da quando sono direttore ospite nei teatri italiani. Questo debutto è importante e carico di significati perché può rappresentare un momento di svolta. Sono emozionato per questa opportunità''. Quali difficoltà ha incontrato affrontando la vicenda di un barcone che trasporta migranti verso l’Europa? ''Innanzitutto avere 40 tra bambini del coro di voci bianche e di ragazzi sul palcoscenico non è stato semplice all'interno di una produzione professionale. Avere in scena masse artistiche diverse è stato complesso ma ho potuto contare sul clima molto collaborativo del cast, della regia e del maestro del coro''. Pagano ha già avuto modo di confrontarsi con la musica di Silvia Colasanti. ''Ho diretto fino alla prova generale 'Requiem. Stringeranno nei pugni una cometa, che l’Istituzione Universitaria dei concerti aveva in programma nello scorso mese di aprile alla Sapienza ma che è stato sospeso per le manifestazioni antiisraeliane nell'ateneo. La recupereremo nella prossima stagione, ma ho proposto altri suoi pezzi orchestrali con l’Orchestra Canova''. Il giovane direttore il 27 ottobre inaugurerà alla Sapienza l’ottantesima stagione dell’Istituzione Universitaria dei Concerti con la Nona sinfonia di Beethoven con la sua orchestra e con il Coro del Teatro dell’Opera di Roma istruito da Ciro Visco. A novembre sarà impegnato a Roma e a Rieti con la Voix Humaine di Francisc Poulenc e il 22 proporrà il capolavoro sinfonico di Beethoven anche a Siena con il coro dell’Accademia Chigiana. Nella prima metà del 2025, infine, è prevista l’uscita del disco registrato lo scorso anno con la pianista Eleonora Armellini dedicato a Chopin e alla celebre Quinta di Beethoven.


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